Divorzio o separazione: scopri finalmente a chi viene affidato il cane ufficialmente

In sintesi

  • 🐶 Le dispute legali sull’affidamento degli animali domestici sono in aumento, riflettendo un cambiamento culturale nella percezione degli animali come membri della famiglia.
  • ⚖️ In Italia, non esiste ancora una normativa specifica per l’affidamento degli animali, ma la giurisprudenza si è evoluta per considerare il benessere dell’animale come criterio principale.
  • 📜 Gli accordi pre-divorzio possono prevenire conflitti sull’affidamento degli animali, tutelando il loro benessere e riducendo lo stress tra gli ex partner.
  • 🌍 Altri paesi, come Spagna e Stati Uniti, hanno leggi che considerano gli animali soggetti di diritto, influenzando positivamente le decisioni di affidamento.

Molte relazioni, ahimè, non arrivano al fatidico “vissero felici e contenti” e spesso l’amore eterno cede il passo al divorzio o alla separazione. In questo turbinio di emozioni e pratiche legali, sorge inevitabilmente una domanda cruciale: che fine fa il nostro amato amico a quattro zampe? Un quesito divenuto sempre più rilevante con l’aumento delle famiglie che considerano i propri animali domestici, ed in particolare i cani, come veri e propri membri della famiglia.

L’importanza dell’affidamento degli animali domestici

Secondo uno studio condotto dall’Avv. Claudia Taccani, responsabile dello Sportello legale dell’OIPA Italia, le dispute legali riguardanti l’affidamento degli animali domestici sono in costante aumento negli ultimi anni. Questo fenomeno è il riflesso di un cambio epocale nella percezione culturale dei nostri amici pelosi, che non sono più visti come “beni” ma come esseri senzienti, titolari di diritti che devono essere tutelati anche in caso di rottura del nucleo familiare originario.

I numeri parlano chiaro: l’ENPA (Ente Nazionale Protezione Animali) stima che in quasi 4 famiglie su 10 ci sia almeno un cane. Risulta evidente che la questione dell’affidamento assume una valenza ben specifica, in cui non solo le emozioni, ma anche i legami affettivi instauratisi tra animale e umano giocano un ruolo cruciale. Le corti italiane stanno sempre più adottando una prospettiva “pet friendly”, basando le loro decisioni non più sul semplice concetto di proprietà, ma piuttosto sul benessere e l’interesse del cane.

Come viene stabilito l’affidamento

Nel nostrano regime legislativo, a differenza di quanto avviene in altri paesi come gli Stati Uniti, dove esistono leggi specifiche per l’affidamento degli animali da compagnia, non è stata ancora promulgata una normativa ad hoc. Tuttavia, la giurisprudenza si è nel tempo evoluta per colmare questo vuoto. I giudici sono chiamati a prendere in considerazione vari fattori per determinare a chi affidare il cane durante il divorzio o la separazione.

Uno degli aspetti fondamentali è l’interesse prevalente del benessere dell’animale. Il cane non è più considerato un oggetto all’interno della divisione dei beni, ma un essere dotato di sentimenti e necessità. La corte può valutare chi, tra gli ex coniugi, è maggiormente in grado di prendersi cura adeguatamente dell’animale, considerando l’ambiente domestico e la capacità economica e di tempo dedicabile alle sue cure. Inoltre, viene tenuta in considerazione la qualità del legame tra il cane e ciascuno dei due coniugi.

Un altro criterio importante è il tempo che ciascun coniuge passa con l’animale. Se un coniuge si è prevalentemente preso cura del cane durante il matrimonio, le probabilità che gli venga affidato sono maggiori. La relazione quotidiana, dunque, tende a prevalere sulla mera titolarità della proprietà dell’animale.

Il ruolo dei contratti e degli accordi pre-divorzio

Fortunatamente, evitare conflitti dolorosi e logoranti è possibile grazie all’utilizzo di accordi specifici pre-divorzio o separazione riguardanti l’affidamento del cane. Tali accordi possono stabilire in modo preventivo a chi verrà affidato l’animale, o in che modo verrà gestito il tempo di affido tra le due parti coinvolte.

Secondo uno studio pubblicato dall’Università di Cambridge, stipulare accordi preventivi può evitare litigi successivi che, oltre a coinvolgere il benessere animale, potrebbero deteriorare ulteriormente i già fragili equilibri tra gli ex partner, creando stress supplementare. Questi contratti non lasciano spazio a interpretazioni ambigue e consentono di tutelare il miglior interesse dell’animale anche dal punto di vista legale.

La situazione in altri Paesi

In Italia, il cambiamento appena descritto è relativamente recente, ma esistono paesi che hanno affrontato la questione ben prima. Ad esempio, in Spagna, una legge approvata nel 2022 ha reso gli animali da compagnia soggetti di diritto, permettendo decisioni di affidamento che tutelino il loro benessere. Anche in Francia, modifiche legislative simili hanno contribuito a migliorare la situazione per gli amici a quattro zampe in casi di divorzio.

Negli Stati Uniti, diversi stati, tra cui il distretto di Columbia, hanno adottato leggi che offrono ai giudici la facoltà di decidere l’affidamento basandosi sull’interesse superior degli animali, similmente a quanto avviene per i figli minorenni.

Questi esempi rappresentano delle pietre miliari per l’affermazione dei diritti animali a livello globale. Tuttavia, in Italia, nonostante l’assenza di una regolamentazione specifica, i passi avanti giurisprudenziali ci indicano una direzione promettente, orientata al riconoscimento del cane come membro effettivo della famiglia, con conseguente attenzione rivolta al suo benessere durante e dopo le convulsioni legali di un divorzio.

Si tratta di un aspetto che, alla luce di una sempre crescente consapevolezza sociale e legale, ci induce a riflettere su quanto ancora dobbiamo evolvere per raggiungere un’armonia completa tra esseri umani e animali nel diritto. Ma, in questa sfida evolutiva, è confortante sapere che la sensibilità individuale stia gradualmente trovando il suo spazio anche nelle aule di tribunale.

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